L’autorità per la Concorrenza francese ha stabilito l’obbligo per gli aggregatori e i motori di ricerca di definire entro 3 mesi i negoziati per il riconoscimento del diritto connesso, introdotto dall’art. 15 della direttiva coopyright, con effetto retroattivo a far data dal 24 ottobre 2019. Il Presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti, in un’intervista riportata sul Corriere della Sera riferisce: “Una decisione storica che conferma come le nostre richieste e le nostre battaglie siano non solo fondate ma anche giuste. Gli editori nel confronto con gli “over the top” devono poter contare, come accaduto in Francia, sul sostegno delle istituzioni, con l’obiettivo di difendere l’informazione, le aziende editoriali, i giornalisti e il loro lavoro” auspicando che ” anche il Governo e il Parlamento italiano vogliano recepire al più presto l’art. 15 della direttiva copyright, una misura che, senza alcun costo per lo Stato, potrebbe contribuire ad alleviare la crisi del settore”.

Google su “Le Monde”, riferisce e conferma la linea di non dover effettuare alcuna remunerazione, in quanto e nei limiti in cui il motore di ricerca riprende solo alcune righe con i titoli , senza citazioni né foto. Google, quanto riferisce Le Monde, afferma che “Dopo l’applicazione in Francia della Direttiva europea, discutiamo con un grande numero di editori di informazione al fine di sostenere il settore. Ci conformeremo alla decisione dell’Autorità continuando con le negoziazioni iniziate.” Cio nonostante Google sostiene che i risultati della ricerca sul motore dovrebbero sempre essere quelli più “pertinenti” e non “influenzati dagli accordi commerciali”.

La questione riguarda anche ovviamente i grandi temi dell’accaparramento pubblicitario e la posizione dominante. Gli accordi andranno sorvegliati dall’Autorità in Francia, anche nell’ottica, mi auguro, della maggior trasparenza possibile per gli utenti.